Il vino nel Chianti: una tradizione già rappresentata su un’anfora etrusca

Il vino del Chianti già su un anfora etrusca

L’autunno è uno dei periodi migliori per conoscere le bellezze della Toscana – e in particolare del Chianti. È in questo periodo infatti che in questa micro-regione tra Firenze e Siena si raccolgono le uve che serviranno per fare uno dei vini più famosi della Toscana e dell’Italia nel mondo: il Chianti Classico.

Se quindi in questa terra meravigliosa, punteggiata da sterminati filari di Sangiovese, il rituale della vendemmia è, come ben si può evincere, un passaggio fondamentale per la vita e l’economia del territorio, è ancora più affascinante scoprire che il vino è stato il protagonista degli usi e costumi tra gli abitanti di questa terra sin dall’età antica. Grazie alle ricerche archeologiche condotte sul territorio, sono stati rintracciati alcuni importanti insediamenti risalenti per la maggior parte all’epoca etrusca; dagli scavi sono stati riportati alla luce corredi funerari che in alcuni casi si sono rivelati delle testimonianze artistiche davvero molto interessanti.

Come già presso i Greci, anche gli Etruschi esprimevano i valori e le usanze della loro cultura attraverso manufatti – in particolare urne e prima ancora vasi – su cui venivano rappresentati scene che rievocavano le usanze della loro stessa civiltà.

Ebbene, la cosa interessante delle ricerche archeologiche nel Chianti è che alcune rappresentazioni degli usi e costumi degli antichi abitanti di questo territorio si legano proprio a quello che è oggi il prodotto qui più famoso: il vino!

Anfora a figure nere con scena di banchetto, fine VI sec a.C., Museo archeologico del Chianti senese, Castellina in Chianti

Un’interessante anfora a figure nere

È noto che le scene di banchetto fossero numerosissime nei contesti tombali sia etruschi e prima ancora greci; l’urna cineraria del defunto era corredata nelle sepolture da contenitori, di vario tipo e forma, decorati con scene di simposio. È poi affascinante vedere come talvolta le decorazioni dei manufatti – sia sia essi di fattura autoctona e sia quelli provenienti dalle botteghe greche – fossero caratterizzati da grande attenzione ai particolari. È il caso dell’anfora a figure nere risalente alla fine del VI secolo a.C., rinvenuta nella Necropoli di Poggino, nei pressi di Castellina in Chianti, dove la parte centrale del manufatto è occupata da una scena di banchetto. Questo manufatto, che ha catturato la mia attenzione dal primo momento che l’ho visto, è una testimonianza straordinaria della cultura; il vaso vede la rappresentazione di banchettanti (cinque coppie di uomini e donne, adagiate tra cuscini e accompagnate dalla musica di un suonatore di flauto) si trovano al di sotto di un pergolato, dove si possono riconoscere la raffinata rappresentazione di ciocche d’uva.

Ebbene sì, proprio l’uva, frutto per eccellenza del territorio oggi e protagonista nella vendemmia nel territorio del Chianti, la si vede anche come oggetto di rappresentazione su quest’anfora di straordinaria bellezza; l’oggetto era parte integrante del simposio poiché era uno dei contenitori usati per il vino.

È forte la tentazione di chiedersi se il pergolato qui rappresentato potesse essere quello che aveva nella propria dimora il defunto a cui cui l’anfora era destinata, ma è opportuno ricordare che gli studiosi hanno attribuito sia quest’anfora e sia l’altra con scena guerresca ad una bottega ateniese.

Il fatto di ritrovare degli oggetti d’importazione tra i corredi tombali di questo territorio è la grande testimonianza dell’opulenza di cui godevano i membri dell’aristocrazia locale tra l’VIII e il V secolo a.C., periodo in cui sono attestate numerose acquisizioni in Etruria di lussuosi prodotti orientali e greci.

Rocca di Castellina in Chianti, XV secolo

L’importazione di manufatti dalle rinomate botteghe ateniesi e corinzie era espressione, anche nelle decorazioni, l’adesione delle élites etrusche ai modelli culturali greci, come del resto la stessa scena di simposio documenta. Sempre grazie alle indagini archeologiche, si è potuto appurare che la ricchezza della classe aristocratica dell’antico Chianti proveniva dal controllo delle vie di transito che seguiva i corsi d’acqua (Ambra, Ombrone, Pesa e Greve), queste a sua volta erano collegate ai centri di smistamento delle merci orientali, soprattutto le città etrusche come Volterra, Arezzo e Chiusi.

La Necropoli di Montecalvario

Gli aristocratici amavano dunque circondarsi di oggetti preziosi e costruire imponenti sepolcri. La Necropoli del Poggino apparteneva senz’altro a un “clan” importante della zona, ma ancora più importante e potente doveva essere quello di Castellina, dove la Necropoli di Montecalvario è di dimensioni davvero monumentali e il corredo ritrovato era costituito persino da un sontuoso carro da guerra.

Il materiale di questi tesori archeologici può essere ammirato all’interno del Museo archeologico del Chianti senese. Grazie al fatto che si trova all’interno della rocca medievale di Castellina in Chianti, il museo è esso stesso uno dei gioielli da visitare nel Chianti. Il percorso di visita comincia con la sezione archeologica, dove sono esposti i corredi provenienti dalle diverse campagne di scavo del territorio, per poi proseguire nella rocca vera e propria, dove dei preziosi arredi, come ad esempio un lavabo appartenuto alla famiglia Tolomei, rendono l’ambiente davvero suggestivo. Non perdete quindi l’occasione di visitare la Rocca per scoprire che il vino del Chianti è una tradizione già rappresentata su un’anfora etrusca ⟣

Sitografia

Museo archeologico del Chianti senese

http://www.museoarcheologicochianti.it/

consultato il 28/09/2020