L’adorazione del Beato Angelico nascosta: un capolavoro da scoprire al Museo di San Marco a Firenze

Se è possibile ritrovare numerose opere d’arte che hanno come tema l’Adorazione dei Magi nell’arte fiorentina, specialmente nella produzione del Quattrocento, poche sono poi le rappresentazioni che contengono quegli elementi di novità che hanno segnato un cambio, o comunque hanno evidenziato in nuce quegli spunti stilistici che influenzano le realizzazioni dei decenni successivi.

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Una rappresentazione poco notata

Una di queste importanti opere con l’Adorazione del Magi, che davvero ha anche destato il mio interesse, non è però un’opera di grandi dimensioni: come spesso accade, le novità nella pittura occidentale si mostrano per prime in immagini di piccolo formato; ecco che una delle adorazioni dei Magi più innovative per il suo tempo è una predella di un dipinto molto più grande: parlo della predella del Tabernacolo dei Linaoli, grande capolavoro del Beato Angelico

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Realizzata tra il 1432 e il 1436 grazie alla collaborazione tra Lorenzo Ghiberti e il celebre frate domenicano Giovanni da Fiesole, più noto come Beato Angelico, per l’appunto, l’opera è stata commissionata dall’Arte dei Rigattieri, Linaioli e Sarti di Firenze e si distingue anche per unire sapientemente architettura, scultura e pittura, unione che si concretizza con questa preziosa collaborazione tra Ghiberti e Beato Angelico. 

La monumentalità e la complessità del tabernacolo manifestano il ruolo centrale delle corporazioni nella promozione culturale del Quattrocento, dal momento che l’opera è composta da una struttura marmorea, ideata da Lorenzo Ghiberti, che incornicia una carpenteria costituita da una tavola centrale dipinta dall’Angelico che raffigura la Vergine col Bambino, circondata da angeli musicanti, e poi da due sportelli decorati esternamente e internamente da santi a figura intera. Le cospicue dimensioni dell’opera riflettono il desiderio di competere con i tabernacoli scultorei di Orsanmichele, nonché con la stessa Maestà di Bernardo Daddi, posta all’interno dell’omonima chiesa, la cui incorniciatura marmorea la ricorda molto.

Le novità nella predella

Mentre del grande pannello centrale con la Maestà ci sarà modo di occuparsene in un’altra occasione, quello di cui voglio parlare ora è della predella, completata tra il 1434 e il 1435. Accanto a San Pietro detta il Vangelo a San Marco, e il Martirio di San Marco, è nel pannello centrale con l’Adorazione dei Magi che troviamo una piccola novità iconografica.

L’innovativa Adorazione dei Magi abbandona la composizione lineare tradizionale per una disposizione circolare, con un corteo dinamico che interagisce in modo complesso con lo spazio prospettico. Questa scena, insieme al Martirio di San Marco, mostra il desiderio dell’artista di sperimentare nuovi approcci compositivi e narrativi. Oltre a ciò, quello che possiamo apprezzare qui è l’inedito ruolo attivo di San Giuseppe che, se mentre nelle rappresentazioni precedenti lo trovavamo sempre un po’ messo in disparte, assorto nella contemplazione del mistero dell’incarnazione e con un’espressione perplessa, qui invece il papà adottivo di Cristo interagisce con uno dei re magi, scambiando con questi una sorte di fraterno abbraccio.
I colori dell’Angelico sono sfolgoranti: l’azzurro, il rosa e il giallo delle vesti dei personaggi evidenziano la grande esperienza del domenicano nell’arte della miniatura, un tipo di pittura in cui le immagini piccole, come le iniziali o le pagine miniate, avevano la necessità risaltare grazie ai colori accesi.

Quella somiglianza con la Madonna del Sassetta

Un altro aspetto che che ha destato la mia attenzione su questa Adorazione dei Magi dipinta dall’Angelico è la rappresentazione di Maria, mentre mostra Gesù bambino ai re Magi che sono intenti nell’adorarlo, poiché la visuale angolata con cui l’Angelico la rappresenta a me ricorda l’elegantissima figura della Vergine, sempre di un’Adorazione dei Magi, e sempre di una predella, realizzata in quegli stessi anni da Stefano di Giovanni, detto il Sassetta,  grande pittore di quelle prime decadi del Quattrocento.Quella somiglianza con la Madonna del Sassetta

Un altro aspetto che che ha destato la mia attenzione su questa Adorazione dei Magi dipinta dal Beato Angelico è la rappresentazione di Maria, mentre mostra Gesù bambino ai re Magi che sono intenti nell’adorarlo, poiché la visuale angolata con cui l’Angelico la rappresenta a me ricorda l’elegantissima figura della Vergine, sempre di un’Adorazione dei Magi, e sempre di una predella, realizzata in quegli stessi anni da Stefano di Giovanni, detto il Sassetta,  grande pittore senese di quelle prime decadi del Quattrocento.

a sinistra: Adorazione dei Magi (particolare), Beato Angelico; a destra, Adorazione dei Magi (particolare), Sassetta

Se magari a una prima vista le due opere potrebbero sembrare simili al punto che si può avere il sospetto che uno dei due artisti abbia copiato l’altro, in realtà possiamo notare che ci sono delle differenze nel modo in cui Fra’ Angelico ha sistemato il bambino sulle ginocchia della madre, e poi le prese in prestito di spunti – più che mere copie di opere altrui – erano abbastanza comuni all’epoca e, anzi, questa osservazione che mi sono permesso modestamente di fare potrebbe aprire nuove riflessioni sugli scambi, al tempo molto vivaci, che vi erano tra gli artisti. La cosa avrebbe maggiore valore se si considera il grande isolamento e distanza che ancora esistono – salve le dovute eccezioni – tra la tradizione degli studi sull’arte senese e quella fiorentina, come se gli artisti attivi nelle due città non avessero in passato quasi mai avuto degli modo e voglia di condividere le proprie esperienze. 

Concludendo qui la breve riflessione sulla predella con l’Adorazione dei Magi del Beato Angelico, opera che conferma il ruolo non secondario avuto da questo pittore nel forgiare il Rinascimento, l’invito è a prestare maggiore attenzione a questo piccolo dipinto quando avrai modo di ritornare a visitare il Museo di San Marco a Firenze, uno dei grandi scrigni dell’arte del Quattrocento ⟢