L’Adorazione dei Pastori, un capolavoro sconosciuto
L’adorazione dei pastori è un capolavoro sconosciuto in una città come Siena dove già spesso si fatica ad apprezzare lo straordinario e variegato patrimonio artistico conservato. Ecco che capita che alcune opere – causa anche gli edifici chiusi al pubblico – rimangano pressoché sconosciuti ai più. L’opera a cui mi riferisco si trova nella Cappella Bichi nella Chiesa di Sant’Agostino a Siena.
Quest’opera, affresco a monocromo rimasto nascosto per secoli sotto agli intonaci che erano stati aggiunti nel Settecento, è stato riscoperto solo alcuni decenni fa; a seguito degli studi e dei restauri condotti sul ciclo, si è giunti ad attribuire l’opera, assieme all’adiacente scena della Natività della Vergine, a Francesco di Giorgio Martini, una delle personalità più poliedriche del secondo Quattrocento in Italia.
Adorazione dei Pastori, Francesco di Giorgio Martini, 1488-94, Cappella Bichi,
Chiesa Sant’Agostino, Siena
Le commissioni della famiglia Bichi
Gli affreschi, datati al 1490 circa, non furono una realizzazione isolata poiché rientrarono in una serie di commissioni che la famiglia Bichi fece all’artista senese in collaborazione con un altro importante pittore, il cortonese Luca Signorelli, autore delle tavole del grande polittico che un tempo decorava l’altare della Cappella di famiglia, dedicata a San Cristoforo. Oggi conservate in diversi musei d’Europa, le tavole incorniciavano una statua di San Cristoforo, pregevole scultura lignea, realizzata da Francesco di Giorgio e oggi conservata alla National Gallery di Londra.
I monocromi della cappella dimostrano quanto Francesco di Giorgio fosse aggiornato sugli stilemi della pittura fiorentina, e questo si evince sia dai richiami alle architetture antiche, una pratica che era di moda a Firenze in quei decenni, e sia dagli specifici riferimenti alla pittura di Ghirlandaio. I rimandi alla pittura dell’artista fiorentino si ritrovano ad esempio nell’uso dello stesso lessico classico per l’interno della Natività della Vergine che Ghirlandaio dipinge nel ciclo della Cappella Tornabuoni in Santa Maria Novella – i cui dettagli sono ripresi vagamente da Francesco di Giorgio nella scena con stesso soggetto in Sant’Agostino – oppure nella posa del primo pastore da destra dell’Adorazione nel monocromo senese che direttamente richiama la figura del pastore dipinta dall’artista fiorentino nella pala per la Cappella Sassetti in Santa Trinita e in cui si suole riconoscere l’autoritratto di Ghirlandaio stesso.
Dettaglio dell’Adorazione dei Pastori, Francesco di Giorgio, 1488-94, Chiesa Sant’Agostino, Siena
Dettaglio dell’Adorazione dei Pastori, Domenico Ghirlandaio, 1485, Chiesa di Santa Trinita, Firenze
Francesco di Giorgio, un artista poliedrico
Gli affreschi della Cappella Bichi raggiungono, grazie alla perizia di Francesco di Giorgio – artista poliedrico che praticò anche l’arte dell’incisione, oltre che della scultura, della pittura e dell’architettura – una grande qualità disegnativa e una resa prospettica di grande effetto. Il chiaroscuro del monocromo, una tecnica particolarmente utilizzata nel Rinascimento – solitamente per le sezioni decorative – viene qui vivacizzata dall’artista senese con l’inserimento di punti di luce grazie all’oro nelle aureole dei personaggi sacri.
A breve si saluterà la fine dell’anno; l’auspicio per il prossimo anno è che la chiesa di Sant’Agostino, uno dei luoghi della città che per ricchezza di storia e di arte non può restare chiusa, sia più spesso visitabile, in modo che il pubblico possa apprezzare all’interno l’Adorazione di Francesco di Giorgio, uno delle realizzazioni più belle della pittura senese nel Rinascimento e capolavoro sconosciuto a Siena ⟣