Il Duomo di Pienza da visitare in Val d’Orcia
La visita del Duomo di Pienza è una delle esperienze più suggestive da fare in Val d’Orcia (Toscana). La chiesa sorge nel cuore dell’omonima cittadina patrimonio UNESCO, all’interno della stupenda piazza che è dedicata a Pio II, 210 ° pontefice della Chiesa di Roma e committente dell’edificio. Per assaporare appieno la bellezza di questa Cattedrale e delle raffinate pale d’altare custodite al suo interno c’è bisogno di conoscere la storia di Pio II e delle ragioni che lo portarono ad erigere qui una magnifica chiesa ad eterna gloria di Dio e della sua Chiesa. La città di Pienza prende il nome proprio dal papa che qui nacque il 18 ottobre 1405. Al secolo il suo nome fu Enea Silvio Piccolomini e quando egli nacque, questa cittadina si chiamava Corsignano. Fu il Piccolomini a ribattezzarla così quando fu pontefice.
La costruzione del Duomo di Pienza non fu semplicemente la volontà da parte del papa di lasciare un imponente edificio nel suo borgo natio ma rappresentò la realizzazione di un monumento volto a celebrare l’universalità del messaggio cristiano. Se gli stilemi che si possono rintracciare nella cattedrale pientina rimandano al gusto antichizzante – in voga alla metà del Quattrocento – è perché essi potevano essere nella visione di Pio II quelli che meglio esprimevano il valore di eternità della Chiesa romana. Poiché lo stile classico rimandava ai fasti dell’Impero romano al tempo della sua massima espansione, esso diveniva il linguaggio più adequato per esprimere l’eterna sovranità della sede apostolica romana, nel momento in cui, dopo i dissidi del Concilio – e ,prima ancora, dopo lo Scisma d’Occidente – si avvertiva in nuce alla Chiesa la necessità di riaffermare la proprio autorità.
La sacralità dell’oro
Quello che inoltre fa la committenza del papa a Pienza è di prestare la massima attenzione ad ogni dettaglio figurativo. Infatti, qui non solo si riesuma l’eternità del classico ma si rende di nuovo attuale quel concetto di ‘sacralità invisibile‘ che era stato imperante in tutta l’arte figurativa dall’età tardoantica, vale a dire, la mancanza di una connotazione spaziale di tipo realistico. Come si poteva vedere fino all’avvento di Giotto, i personaggi sacri erano disposti su un fondo oro neutro che ne eliminava ogni connotazione concreta, confinandoli in una dimensione che non era quella dell’osservatore. Lo spazio sacro era uno spazio altro. La committenza pientina ritorna forzatamente a quel mondo, poiché il fondo oro delle tavole riabilitava quella sacralità così importante per il messaggio che il pontefice voleva lasciare del pontificato.
Delle cinque pale d’altare del Duomo di Pienza, tutte si presentano con il fondo oro. Una di queste rappresenta l’Assunzione di Maria al cielo. L’opera è di Lorenzo di Pietro, detto il Vecchietta. L’artista era un pittore e scultore senese che era stato particolarmente attento a quello che Donatello aveva fatto nella città di Siena (si pensi alla drammatica Decollazione del Battista nel Fonte battesimale del Duomo).
Assunzione della Vergine, Vecchietta, 1462, Duomo di Pienza
La pala “all’antica”
La tavola pientina si presenta con un layout detto comunemente “all’antica”, un formato – quello quadrato per l’appunto – che fu in voga nella seconda metà del Quattrocento e che vedeva il diffuso utilizzo di elementi del linguaggio classico, come capitelli e paraste per esempio. Spesso però i modelli quattrocenteschi erano arricchiti da un repertorio di decorazioni molto fantasiose, come più volte lo stesso Donatello aveva fatto a Firenze (si pensi alle cornici con putti della Sagrestia Vecchia, oppure alla Cantoria del Duomo).
A Pienza, il Vecchietta dipinge su una carpenteria la cui forma a timpano rimanda direttamente al frontone esterno della Cattedrale.
Nell’arco centinato al centro della tavola, egli dipinge la figura della Vergine che, pur riprendendo lo schematismo frontale della tradizione senese precedente (uno dei più celebri è la vetrata del Duomo) si caratterizza per una profondità spaziale nuova.
Come si vede sia nella resa chiaroscurale di questa composizione – un tratto distintivo della pennellata dell’artista – e sia dall’espediente delle mani della Vergine girate verso destra – volto proprio a sottolinearne il volume, l’opera trova una disposizione spaziale inedita rispetto alle rappresentazioni dello stesso soggetto in ambito senese e pongono questa tavola fra quelle stilisticamente più “moderne” assieme alle pale dipinta per la stessa chiesa da Matteo di Giovanni.
Una delle prime rappresentazione di Caterina canonizzata
Tra i santi della tavola del Vecchietta troviamo anche l’immagine di Santa Caterina da Siena. La presenza in questa pala della Santa senese è un elemento di grande interesse, dal momento che Caterina, sebbene fosse già molto venerata e godesse di una grande popolarità presso i devoti senesi e non solo, fu ufficialmente canonizzata solo da Pio II nel 1461. Quindi, siccome il Vecchietta dipinge questa pala poco tempo dopo, la figura che qui si vede di Santa Caterina è una delle sue prime rappresentazioni ufficiali come santa della Chiesa cattolica.
Come si può evincere da quello che sopra si è detto e per molte altre ragioni ancora, la visita del Duomo di Pienza è quindi una cosa imperdibile quando si viaggia in Val d’Orcia. Vedere questi luoghi non solo significa conoscere la storia di un monumento ma significa ripercorrere le vicende di uno dei momenti più particolari della storia d’Italia e d’Europa ⟣