La Primavera di Botticelli, una delle opere più ammirate
La visita alla Galleria degli Uffizi non può prescindere da una delle opere più celebrate del Rinascimento italiano: la Primavera di Botticelli. Questo dipinto, uno dei più ammirati e fotografati del museo, rapisce per la bellezza e l’eleganza delle figure rappresentate da Sandro Botticelli in quella che fu la sua tipica maniera alla fine degli anni settanta del Quattrocento – periodo a cui si fa risalire il dipinto fiorentino – quando l’artista tendeva a rappresentare le figure in maniera idealizzata.
Per la leggiadra eleganza e l’incedere solenne delle figure, la Primavera di Botticelli è una vera e propria icona degli Uffizi, un simulacro meta di incessanti pellegrinaggi turistici che ogni giorno riempiono quello che è un grande santuario della pittura. I motivi per cui tanti rimangono completamente rapiti dalla bellezza della Primavera di Botticelli sta sia nell’indubbia bellezza dell’opera e sia nel fatto che un’aura di mistero avvolge le silhouettes di queste figure che paiono come danzare in un giardino ermetico, un hortus conclusus che racchiude al suo interno molti misteri.
Le piante e i fiori nascosti del dipinto
Quando si parla della Primavera di Botticelli ci si sofferma quasi esclusivamente a vedere le figure che compongono il quadro, senza mai arrivare ad analizzare gli elementi vegetali che sono stati riprodotti con grande accuratezza dal pittore fiorentino. Tralasciare la simbologia delle piante che compaiono nell’opera è tanto più grave quanto importanti invece sono questi elementi per interpretare la sua stessa iconografia.
Giusto per avere un’idea di quanta importanza sia stata data dall’artista alle specie vegetali, basterà ricordare il loro numero considerevole: ben quaranta sono le specie vegetali che con sono state individuate e descritte – grazie alla collaborazione esperti dell’Università di Firenze – e il numero di volte che queste si ripetono nel dipinto è oltre duecento. Un immenso e variegato mondo vegetale rimane quindi sconosciuto e trascurato dalla maggior parte dei visitatori, con il risultato che ci si perde molti dei simboli e dei rimandi a cui le piante rappresentate fanno riferimento e che aiutano ad interpretare l’opera.
Si è calcolato che la Primavera di Botticelli venga fotografata dai turisti circa duemila volte ogni giorno
La Primavera di Botticelli come dono di nozze?
Prima di iniziare un breve excursus per individuare alcune delle specie vegetali riprodotte, è opportuno ricordare che una delle interpretazioni data alla Primavera di Botticelli nel suo complesso vuole che questa sia stata commissionata da Lorenzo il Magnifico come dono di nozze per suo cugino – Lorenzo di Pierfrancesco – che contrasse matrimonio con Semiramide Appiani il 19 luglio del 1482.
Al di là dell’attendibilità di questa interpretazione, è importante tenere in considerazione questo fatto nel momento in cui si va ad analizzare l’affascinante simbolismo di alcune piante dipinte da Botticelli, un simbolismo che pare proprio legato alla sfera matrimoniale.
Tra le specie, c’è ad esempio il fiordaliso, una pianta che Botticelli rappresenta sulla veste e nei capelli della figura che la critica identifica con Flora (la terza in ordine di apparizione da destra verso sinistra) dea della natura nonché personaggio che ha rimandi simbolici sia alla famiglia committente – quella dei Medici – e sia alla stessa Firenze per quello che riguarda la fondazione della città al tempo dei Romani…
Le piante che fioriscono a maggio
La pianta di fiordaliso compare anche in altri punti del quadro e si lega alle altre figure presenti in questa ermetica scena; vale la pena qui ricordare che non è di certo secondario il fatto che la pianta fiorisca a maggio se si considera che questo doveva essere il mese in cui la giovane coppia Lorenzo di Pierfrancesco – Semiramide Appiani si sarebbe sposata; alla fine, ciò non avvenne perché il matrimonio fu posticipato a causa di un evento nefasto che colpì la famiglia Medici…
Particolare delle figure di Flora (a sinistra) e di Clori mentre è afferrata da Zefiro (a destra)
Piante curiose…
Tra le piante presenti nella Primavera di Botticelli c’è anche la fragola. Così come il fiordaliso, anche la fragola porta i suoi frutti a maggio e potrebbe avere un nesso con il tema del matrimonio in quanto, per tradizione, la fragola allude alla seduzione e al piacere sensuale: non importa quanto ci si cibi di questo frutto perché non si arriverà mai ad esserne sazi. Ma non è solo una tradizione popolare quella che lega la pianta della fragola alla seduzione visto che diversi sono i riferimenti che se ne trovano in letteratura, come fa il Sassoferrato che, nelle sue Ballate apocrife – un’opera attribuita erroneamente ad Agnolo Poliziano –, le labbra dell’amata dal poeta sono comparate ai rubini e alle fragole .
Quel ramo in bocca a Clori
Se però nella Primavera le piante dipinte da Botticelli sono talvolta minuziosi dettagli difficili da individuare, non passa di certo inosservata la pianta che fuoriesce dalla bocca di Clori, la seconda figura guardando il quadro sempre da destra verso sinistra. Questa pianta, che fuoriesce dalla bocca della ninfa, è uno degli elementi più vistosi dell’intera composizione; non si tratta in realtà di un’unica pianta ma di una serie di piante diverse tra cui è stata individuata anche la fragola; la pianta ricompare poi sia nei capelli di Flora e sia nel prato davanti a Venere – la dea dell’amore appunto.
Particolare dei piedi di Flora e delle piante dipinte da Botticelli sul prato attorno alla figura
Il giacinto cosparso sul letto nuziale
Continuando a leggere il quadro da destra verso sinistra, si può vedere come Flora sia stata rappresentata nell’atto di distribuire fiori sul prato davanti a lei; sebbene possa sembrare che, con questo gesto, Botticelli abbia quasi voluto cogliere la dea in un atteggiamento del tutto spontaneo e naturale, credo sia di particolare suggestione pensare che, anche in questo caso, il pittore abbia fatto riferimento a un’opera letteraria, stando almeno a quanto si legge in un passo del De Amore Coniugali in cui Gioviano Pontano parla di Imene – il dio greco del matrimonio – che cosparse di fiori di giacinto il suo letto nuziale.
Sarà utile qui ricordare inoltre che l’Imeneo, un antico testo greco che trattava proprio delle vicende di Imene, fu fino all’epoca Romana un testo letto in occasione della celebrazione di matrimoni. Potrebbe quindi essere questo un altro riferimento alle nozze di Pierfrancesco de Medici? Non si può affermarlo con certezza, però una pianta di giacinto è stata individuata nel dipinto degli Uffizi proprio accanto al piede sinistro della figura di Flora…
Particolare delle figure delle Tre Grazie
Il ruolo delle Grazie
Che il giacinto avesse una simbologia importante lo si può vedere anche per il suo collegamento con le Grazie di cui Botticelli ce ne da’ una magnifica rappresentazione nella parte sinistra della Primavera. Il grande Torquato Tasso scriverà che il giacinto fu una pianta portata dalle Grazie .
È possibile che già Botticelli e Poliziano conoscessero la fonte antica da cui poi il poeta campano riprenderà la descrizione del giacinto portato delle Grazie. Lo dimostrerebbe il fatto che la pianta compare vicino ai piedi di una delle tre Grazie (quella di sinistra). Infine, proprio per il suo legame con il matrimonio e quindi con l’amore, il giacinto non poteva mancare di essere rappresentato davanti alla figura di Venere, al centro del quadro.
Accanto ai giacinti, compare anche la pianta che per tradizione è maggiormente legata alla celebrazione dell’amore: la rosa.
La rosa
Se rimane valida l’ipotesi che l’opera di Botticelli sia stata un dono di nozze, non desterà quindi sorpresa la cospicua rappresentazione della rosa che vi si trova.Tuttavia, se anche la rosa è per popolarità il fiore dell’amore per eccellenza, sono davvero in pochi a conoscere le fonti letterarie in cui questo nesso viene descritto.
Grazie alle fonti attentamente citate da Mirella Levi d’Ancona in un saggio – un testo a cui ho fatto grandemente riferimento nello scrivere questo articolo –, è possibile vedere come, sin dall’antichità, la rosa fosse considerata la regina dei fiori: il suo fiore veniva utilizzato per farne delle corone ed era anche il favorito da poeti e nei banchetti.
La rosa è simbolo inoltre dell’orgoglio e dell’amore trionfante poiché, secondo la tradizione, sarebbe stato il fiore portato da Venere quando la dea vinse la contesa con le altre dee in quello che è chiamato il giudizio di Paride. Il legame con Venere, che è ripetuto in diverse fonti , è esplicitato nella Primavera degli Uffizi con la pianta rappresentata proprio nello spazio di prato davanti alla dea dell’amore.
Un’interessante citazione della rosa viene dallo stesso Poliziano che in una delle sue Ballate parla di “grembiulata” e di un “grembo pieno di rose”, un’immagine che rimanda immediatamente a quel grembiule che ha Flora e da cui la dea distribuisce fiori nel prato. In un altro passaggio delle Stanze, il poeta fiorentino definisce la rosa più audace dell’umile viola.
Particolare delle piante nello spazio davanti alla figura di Clori. Tra le varie, sono state qui riconosciute: il Crisantemo, il Fiordaliso, l’Iris e le Viole.
Ed è con quest’ultima pianta che concludo questo breve excursus alla ricerca di alcune delle tante specie vegetali presenti nella Primavera di Botticelli.
La Viola
Anche la Viola è una pianta legata a Venere in quanto è sia dono d’amore nonché pianta di Clori secondo il Poliziano; il poeta scrive anche che è con questo fiore che le Grazie coprirono i loro petti: grazie alla viola, di cui le Grazie sono agghindate, il Giardino delle Esperidi – dove queste figure stanno facendo la loro danza – è un luogo più ameno e più risplendente.
Particolari degli alberi di agrumi, con frutti e zagare, nella parte alta della Primavera
È di grande suggestione quest’ultimo passaggio del Poliziano perché sembra essere stato riprodotto quasi alla lettera nel dipinto fiorentino: se si guarda nella parte alta della scena, si possono notare tanti agrumi che sembrano proprio i pomi delle Esperidi. Tenendo conto di tutti i riferimenti letterari che finora sono stati puntualmente ritrovati, è possibile che, nel realizzare quest’opera, abbia voluto fare riferimento proprio alGiardino delle Esperidi?
I tanti segreti e rimandi simbolici di questa straordinaria opera saranno svelati in una visita guidata che potete prenotare per la Galleria degli Uffizi, uno scrigno letteralmente pieno di tesori da scoprire ⟣
Bibliografia:
– M. Levi D’Ancona, Botticelli’s primavera: a botanical interpretation including astrology, alchemy and the Medici with the first color reproductions of the Primavera since its restoration, Firenze, Olschki, 1983
Sitografia:
– Letteritalia (consultato il giorno 6/02/2020)
Note:
1: B.da Sassoferrato, Ballate apocrife, XXXIV, p. 101;
2: G.Pontano, De Amore coniugali, Libro I e III of the Carmen nuptiale, line 14;
3: T.Tasso, Rime, 5 vol., Pisa 1891, vol. IV, part I, p.74;
4: Anacreonte, Odi, 51; si narra che un morbido cespuglio di rose spuntò quando Venere emerse dal mare e un nettare fece sì che il cespuglio diventasse tutto fiorito.