Andiamo a scoprire la bellissima mostra dedicata a Dante al Bargello

Riapertura del Bargello con tantissime novità

Con la sua riapertura dopo le restrizioni della pandemia, il Museo del Bargello presenta delle novità davvero importanti per i visitatori che andranno o torneranno a visitarlo.

La prima di queste è il nuovo allestimento della Sala degli avori; i manufatti ivi esposti, di valore eccezionale data la rarità, si possono vedere ora collocati in nuove vetrine che finalmente ne esaltano molto di più la fattura e la preziosità: dal Flabello di Tournus alle valve con i numerosi assalti al castello d’amore, per finire ai raffinatissimi pettini e scacchiere, le opere possono ora essere ammirate sotto una luce letteralmente diversa.

La mostra dedicata a Dante al Bargello

L’altra grande novità di questa riapertura dopo le chiusure per restrizioni è la grande mostra dedicata a Dante Alghieri, inaugurata lo scorso 11 Maggio e dal titolo “Onorevole e antico cittadino di Firenze. Il Bargello per Dante”.

L’esposizione, curata da Luca Azzetta, Sonia Chiodo e Teresa De Robertis, docenti dell’ateneo fiorentino, è dedicata alla ricostruzione del rapporto fra Dante e Firenze dagli anni immediatamente successivi alla morte del poeta – il 1321, di cui quest’anno ricorre appunto il settecentenario – fino agli anni cinquanta del Trecento, grazie soprattutto alle preziose testimonianze delle copie della Commedia prodotte a partire da quel periodo e che si sono conservate. I manoscritti esposti nella mostra, alcuni di mirabile bellezza anche grazie alle miniature che li abbelliscono, sono stati concessi in prestito dalle tre importanti biblioteche fiorentine – la Biblioteca Laurenziana, la Riccardiana e la Biblioteca nazionale – oltre che da altre istituzioni nazionali e straniere. La mostra permette quindi di fare un itinerario nella tradizione della Commedia e la sua fortuna e diffusione a Firenze dopo la morte del Sommo Poeta.

Una tradizione significativa di copisti e miniatori

Uno dei validi motivi per visitare la mostra è visualizzare il focus da parte delle istituzioni e dei curatori verso il panorama dell’attività di copisti e miniatori nella Firenze tra gli anni Trenta e Cinquanta del Trecento, periodo in cui troviamo esperti notai intenti nella trascrizione dell’opera dantesca, così come era già per loro usuale fare con i testi classici. Poteva capitare allora che il notaio fiorentino Francesco di ser Nardo da Barberino terminasse la copia di uno dei codici più importanti della Commedia, oggi conservato nella Biblioteca Trivulziana di Milano e ora in mostra, un manoscritto interessante perché la miniatura di cui è corredato vede rappresentato Dante nel Paradiso, raffigurato per la prima volta incoronato da Apollo con l’alloro poetico. il focus allora va ad essere il rapporto tra Firenze, la città che lo aveva cacciato, e il poeta, nel momento in cui in città «prende vita un processo di rielaborazione della memoria che porta a riaccogliere e affermare come proprie l’opera e la figura» dell’Alghieri. Tale processo ha come risultato un fenomeno senza precedenti nella storia letteraria locale: nell’arco di un venticinquennio si registra una produzione numerosa di copie volta ad «appagare la fame di Commedia di un’intera città».

Al tempo in cui Boccaccio ne fece tre copie

Il termine cronologico su cui si attesta l’itinerario presentato nella mostra di Dante al Bargello non è a caso gli anni cinquanta del Trecento, periodo in cui abbiamo la definitiva consacrazione di Dante dovuta a Giovanni Boccaccio.

Di grande importanza fu il contributo del poeta di Certaldo, che di propria mano copiò tre volte la Commedia; sorprenderà senz’altro i visitatori avere modo di apprezzare il ritorno di uno di questi tre esemplari autografi, risalente agli anni 1350-1355 circa, eccezionalmente concesso dall’Archivo y Biblioteca Capitular di Toledo a Firenze, città da cui manca da secoli.

Inoltre, è importante ricordare il particolare valore simbolico della mostra su Dante al Bargello perché è proprio in questo edificio – quello che l’Alghieri aveva frequentato di continuo quando rivestiva la carica di Priore – che il Podestà Cante de’ Gabrielli di Gubbio lo condannò in contumacia il 27 gennaio 1302, con l’accusa di baratteria, corruzione e truffa. Qualche mese dopo, il 10 marzo 1302, nell’allora Sala dell’Udienza (oggi Salone di Donatello) fu emanata la sentenza che condannava il poeta all’esilio perpetuo e al rogo se fosse rientrato a Firenze. 

Ulteriore legame di Dante con il Bargello è infine il presunto antico ‘ritratto’ del poeta che si conserva, datato entro il 1337, quando Giotto e la sua bottega lo realizzano.

«Queste celebrazioni dovranno essere occasione appunto di avvicinare soprattutto i non addetti ai lavori alla bellezza della letteratura e della poesia e quindi all’apprezzamento dell’opera di Dante Alighieri». Sono le parole di Luigi Dei, Rettore dell‘Università di Firenze.

La Cappella della Maddalena e il primo “Inferno” dantesco

Grazie a questo approccio serio ed autorevole, ma allo stesso tempo aperto ad una divulgazione rivolta al grande pubblico, viene degnamente celebrato il settecentesimo anniversario della morte del Sommo Poeta e si crea l’opportunità di fare una visita guidata del Bargello al fine di ammirare sia le meravigliose opere in ora mostra – dove oltre a manoscritti sono presenti anche dipinti realizzati da pittori del Trecento fiorentino chiamati in alcuni casi a miniare le copie dantesche, come il caso di Pacino di Bonaguida – e sia i capolavori della collezione permanente del museo, oltre a visitare un grande tesoro come la Cappella Maddalena, dove nella significativa esecuzione di Giotto e Bottega, ciclo completato entro il 1337, noi abbiamo la prima prova importante dell’influenza precoce dell’opera dantesca sulla pittura.

Bibliografia

L.Azzetta, S.Chiodo, T.De Robertis (a cura di), Onorevole e antico cittadino di Firenze. Il Bargello per Dante, catalogo della mostra, Firenze, Museo Nazionale del Bargello, 21 aprile-31 luglio 2021, Mandragora, Firenze 2021.